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Archive for the ‘Cartoni animati’ Category

Un articolo pubblicato domenica scorsa sul Corriere Fiorentino

Top Tip, la versione per la tv

Top Tip, la versione per la tv

Non è una sfida topolino contro maialina. «Anche perché significherebbe tirarsi un sasso sul piede, visto che in Italia pubblichiamo noi le storie di Peppa Pig». Beatrice Fini, direttrice editoriale di Giunti, racconta la nuova avventura della casa editrice fiorentina con lo slancio (e l’apprensione) della mamma che accompagna il figlio al primo giorno d’asilo. D’altronde dalle parti di via Bolognese fino a qualche anno fa non avrebbero mai immaginato di fare da co-produttori di un cartone animato in programma sulla Rai e sulla tedesca Super Rtl (per ora). «È un altro mondo, un altro mestiere, di solito siamo noi che prendiamo personaggi dalla tv per portarli su carta». E invece stavolta è successo il contrario. Perché nel catalogo Giunti c’è un piccolo roditore di nome Topo Tip, ideato da Andrea Dami e disegnato da Marco Campanella, che dal 2003 è entrato pian piano nelle case dei bambini italiani prima e di quelli spagnoli, francesi, tedeschi, portoghesi, ucraini, perfino australiani poi. Libriccini semplici, con disegni acquarellati e racconti in cui tutti i piccoli in età pre-scolare (sotto i tre/quattro anni) si possono riconoscere. Non a caso ha un successo straordinario ad ogni latitudine (un milione e mezzo di copie vendute in Italia, otto milioni nel resto del mondo, Paesi arabi compresi). (altro…)

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Un mio pezzo uscito oggi sul Corriere Fiorentino

Peppa e la sua famiglia

Peppa e la sua famiglia

Salve sono Silvia D’Achille, Madame Peppa Pig per amici e colleghi. E qui — seguendo il canovaccio del fortunatissimo cartoon arrivato su Rai Yo Yo dall’Inghilterra quasi tre anni fa — dovrebbe seguire un grugnito. Ma come si fa a rendere su carta movimenti, frasi, azioni, linguaggio della maialina più amata dai bambini da zero a sette anni? Difficile. Eppure lei, Silvia D’Achille, trentatré anni, editor della Giunti, ci sta riuscendo. Eccome. Basta scorrere i dati di vendita delle quasi trenta pubblicazioni a sua firma che hanno come protagonista Peppa Pig (compresi i libri da colorare e quelli con giochi o materiale audio): più di sei milioni e mezzo di copie vendute da maggio 2011 a oggi. (altro…)

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Un mio pezzo uscito il 16 dicembre 2011 scorso sul Corriere Fiorentino

Ok, il decoder funziona, i canali sono a posto, il segnale è perfetto.  E ora?  Da dove si comincia?  Certo, se ad accoglierti nel mare magnum della televisione digitale c’è un capellone biondo platino (con baffi dello stesso colore e giacca a quadroni rossi e verdi che neanche Cristiano Malgioglio oserebbe tanto) la tentazione di spengere e andare a fare un giro ai giardini è forte.  Lui si sgola per vendere quattro paia di scarpe al costo di tre, ma un tasto di telecomando più un là, c’è il maggiore dei «fratelli ortodonzia» che, in camice bianco, mostra filmati rivoltanti con pezzi di ferro inseriti nelle gengive: «Il sorriso è tutto nella vita», dice.  Sì, ma a volte è molto meglio rimanere a bocca chiusa.
Comunque, si sa, la pubblicità è l’anima (e la benzina) delle televisioni.  Specie per quelle locali, quelle nate venti-trenta anni fa in capannoni di periferia e che per il grande salto nello switch off hanno dovuto comprare apparecchiature nuove, rivoluzionare palinsesti, stringere alleanze strategiche e conquistare un numerino sul telecomando quanto più vicino alle reti nazionali.  Vuoi il programma di attualità in prima serata con in studio i consiglieri regionali, il sindaco o il governatore?  E allora devi rassegnarti al venditore di numeri al lotto che ti consiglia di giocare 8-12-47 sognati — testuali parole — dopo aver mangiato una peperonata.  Vuoi i telegiornali locali a mezzogiorno e a sera, la trasmissione sulla Fiorentina o sul Siena, la rassegna stampa dei quotidiani regionali, il varietà con i comici toscani, la rete all news che parla anche delle buche nella strada dove abiti?  Devi sopportare la biondona americana (doppiata in italiano da una voce stile Ok il prezzo è giusto) che magnifica le doti delle pillole per far calare il grasso in sette giorni, il video del motorino elettrico per i nonnini acciaccati che non vogliono rinunciare al tressette alla casa del popolo, il cuoco pelato che taglia i cetrioli con un super coltello in acciaio indistruttibile, i proprietari dei grandi magazzini in provincia di Pisa che scimmiottano Pieraccioni e Ceccherini tra uno stock di pullover e un’offerta speciale sui jeans.
È questa la rivoluzione digitale che ci hanno promesso per mesi?  Perché, almeno a giudicare dai primi giorni, la nuova tv è (quasi) identica alla vecchia, quella con le formichine sullo schermo e le antenne a forma di radiglia.  Oddio, qualche novità c’è.  Ma è davvero poca cosa rispetto alle magnifiche e progressive sorti del piccolo schermo (piatto) descritte dai fautori della nuova era.  Interattività, possibilità di contenuti personalizzati, reti di servizio pubblico — per esempio — non se ne vedono, almeno per il momento.  E allora bisogna accontentarsi dei duecento canali (a occhio e croce) che propongono un minestrone di trasmissioni — il più delle volte pescate dagli archivi italiani e stranieri — talmente ricco da far perdere l’appetito.  L’impressione è, infatti, che l’attenzione sia rivolta più al passato che al futuro.  La Rai ha arricchito il suo pacchetto: Rai 4, Rai 5, Rai Movie, Rai Premium, Rai Storia — tanto per citare qualche canale — ma il massimo in cui ci si può imbattere sono le vecchie puntate di Desperate Housewives, Brothers & Sisters, Medicina Generale arrivi e partenze, le Avventure di Pinocchio con Nino Manfredi, le repliche del David Letterman Show, le Candid camera in bianco e nero di Nanni Loi e qualche vecchia esibizione dell’orchestra del Maggio musicale in piazza della Signoria.
Per non parlare di Mediaset, che tra Iris, la 5, Italia 2, Extra è tutto un revival (da La sai l’ultima di un Gerry Scotti con una dozzina di capelli in più, al film Er più, storia d’amore e di coltelli con Celentano e Claudia Mori, 1971, fino alla più recente fiction sul Mostro di Firenze).  E ancora: CanalOne che, tra un programma demenziale americano e l’altro (commentati dalla coppia di comici romani Lillo e Greg), ripropone maratone di telefilm cult degli anni Ottanta-Novanta (I Jefferson, I Robinson e Il mio amico Arnold).  Insomma, ce n’è per tutti i gusti e per tutte le età: una sorta di macchina del tempo televisivo, che se a primo acchito può risultare piacevole (è come sfogliare le foto ingiallite del liceo o del matrimonio) con il passare dei giorni ti dà l’impressione che l’aumento dei capelli bianchi sia strettamente legato alla frequenza dello zapping quotidiano.
Per fortuna, ad animare i palinsesti, ci sono lo sport (oltre ai due della Rai e ai tre di Sportitalia, c’è addirittura un canale, il 64, interamente dedicato al tennis, che alterna dirette a match storici), i cartoni animati (sei possibili scelte, con possibilità di passare dai Barbapapà alle Winx) e le trasmissioni di cucina.  Cuochi & fiamme, MasterChef Italia, Hell’s kitchen, I menu di Benedetta, Cucina con Ale, Top Chef: reality show, gare ai fornelli o semplici consigli per la cena e il pranzo, è tutto un rosolare, soffriggere, bollire davanti alle telecamere.  Ma almeno impari qualcosa.
Discorso a parte meritano i canali di informazione 24 ore su 24.  Tgcom24, partita da qualche settimana, è la risposta di Mediaset a Rai News 24: schema classico importato dagli Stati Uniti, ma per adesso niente altro di più.  Tant’è che gli approfondimenti sono soprattutto repliche di trasmissioni in onda su Canale 5.
Certo, se proprio piove, fa freddo e ai giardini neanche il cane ci vuole andare, puoi sempre fermarti su Canale Italia, alzare il volume e metterti a ballare Dancing Queen degli Abba insieme a una decina di settantenni che se li vedesse Monti gli ritirerebbe subito la pensione.  L’effetto è quello di una mega festa di paese: ma vuoi mettere l’odore dei brigidini davanti a uno schermo Led di 42 pollici?

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Un lupo reporter, una nonna sprint e un’esilarante capretta canterina: ecco la vera storia di cappuccetto rosso. L’ho vista in dvd sabato sera e non ridevo così da tempo. Da tenere in videoteca e tirar fuori quando l’umore è grigio.

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