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Archive for marzo 2008

Un’ora avanti. E due occhi curiosi che mi guardano, mani che s’intrecciano. Anche l’Arno sembra avvertire l’arrivo del caldo. Lo sento vociare da questa finestra sulla vita che riprende a vivere. Ieri a quest’ora era mezzanotte e venti. C’era musica nell’aria. Parole e note a rompere l’incantesimo della mela avvelenata. Sessanta minuti avanti. Fermi nel tempo. Ora spiega le tue braccia come fossero argomenti… 

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Incontro

Ciao,
sì. Dico a te. A te che fai finta di non vedermi. Inutile che ti giri intorno, cercando conforto in sguardi sconosciuti. Sono qui. Ti vedo. Il buco della serratura fa da cornice a pensieri che solo il caldo d’agosto può riscaldare. A volte mi chiedo quale strano gioco di venti abbia potuto provocare quest’improvvisa bufera. Sembrava primavera. Invece è arrivata la neve. Ricordi quando il calore dei nostri corpi riscaldava il fienile di campagna sotto cui avevamo trovato riparo? Un ago di paglia separava il tuo mondo dal mio. Ora le parole (le mie) si nascondono, si trasformano. Rido. Sai perché? Perché prendono forma da sole. Hai presente The Koln Concert di Keith Jarrett? No, per carità. Lui è un artista, io un semplice giocoliere. Anche un po’ goffo. Ma sulla tastiera di questo pc le lettere si accoppiano come in un’orgia bacchica. Peccato che il vino sia guasto. E già so che il dolore (e l’emicrania) annebbieranno il piacere. Quello di potere – ancora una volta – intrecciare i tuoi occhi con i miei. Attraverso una decina di chilobyte.

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La talpa

Mi piacerebbe raccontarti una storia. D’amore e di rabbia. Vorrei farlo perché mi aiuterebbe a ingannare l’attesa: il cunicolo che mi porterà fuori da questa cella diventa ogni giorno più profondo. E scavare costa fatica. Al calar delle luci, quando i secondini passano per i controlli, nascondo in tasca le mani consumate dalla foga. C’è sangue, incrosato sulle unghie. Graffi di vita. Quando li guardo sorrido. E penso al cunicolo, ogni giorno più profondo. Mi piacerebbe raccontarti una storia. Ma per ora è solo di rabbia. Per l’amore aspetto la luce. Alla fine del cunicolo.

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Acqua sporca

E’ doloroso leccarsi le ferite quando la lingua è secca. Troppe parole rimaste in gola. E le parole che non escono sono come il sole del deserto. Asciuga ogni forma di vita. Acqua sporca, non resta che quella. Miraggio e speranza.

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Le luci che riflettono sull’Arno. In macchina, stereo a palla. E una canzone che riappare, a sorpresa. Dal passato. Riappacificandoti con i fantasmi della notte.

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Fotografie

Cos’è quest’amore che ama chi non c’è/ che vive attimi rubati a un passato / passato in un soffio di maestrale /
annebbiato dal fondo di un bicchiere / vuoto, pieno di rabbia, / di sguardi sottratti a una città che non conosco /
che rispecchia in ogni angolo la voglia di te/ di quella leggera, spontanea armonia / che ha riaperto pugni chiusi dalla guerra; /
se solo lo sapessi parlerei con il tempo:/ gli chiederei tempo / per amare, per essere libero di amare.

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Una storia molto bella, che arriva da Teheran:
Un marito iraniano che ha abbandonato la moglie è stato condannato da un giudice a comprarle più di 8.000 libri, tutti di poesie, nel rispetto di un patto stabilito dai due al momento del matrimonio.
Giuro, la prossima volta che una donna tenta di avere una relazione con me per più di due mesi, mi appello al diritto islamico e le chiedo (in caso di – probabile – fuga) una fornitura speciale di Maalox e il catalogo intero della biblioteca nazionale di Napoli. Troppo?

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