Un mio pezzo uscito oggi sul Corriere Fiorentino
Salve sono Silvia D’Achille, Madame Peppa Pig per amici e colleghi. E qui — seguendo il canovaccio del fortunatissimo cartoon arrivato su Rai Yo Yo dall’Inghilterra quasi tre anni fa — dovrebbe seguire un grugnito. Ma come si fa a rendere su carta movimenti, frasi, azioni, linguaggio della maialina più amata dai bambini da zero a sette anni? Difficile. Eppure lei, Silvia D’Achille, trentatré anni, editor della Giunti, ci sta riuscendo. Eccome. Basta scorrere i dati di vendita delle quasi trenta pubblicazioni a sua firma che hanno come protagonista Peppa Pig (compresi i libri da colorare e quelli con giochi o materiale audio): più di sei milioni e mezzo di copie vendute da maggio 2011 a oggi.
Un successo editoriale enorme, frutto soprattutto dell’intuizione di questa ragazza veneta («ma mi sento toscana d’adozione»), arrivata a Firenze nel 2003 come stagista e diventata la responsabile del catalogo Giunti Kids. È stata lei, infatti, a spingere la casa editrice fiorentina ad acquistare i diritti per la pubblicazione su carta in Italia delle storie del personaggio creato da Naville Astley e Mark Baker. «Ho visto Peppa per la prima volta — racconta — nel 2008 a Milano, per puro caso nello showroom di uno stampatore che lavora con noi. In mostra c’era anche un libricino con il disegno della maialina rosa, ma allora non sapevo nemmeno che fosse un cartone animato. Quando però, più o meno due anni dopo, la Rai è venuta a presentarci il nuovo palinsesto con questa serie animata inglese, ho immediatamente riconosciuto il disegno».
Ed ecco la folgorazione sulla via di Peppa. «Ho pensato: se la ricordo dopo due anni con le decine e decine di personaggi che mi passano davanti agli occhi ogni giorno, evidentemente qualcosa già nel segno grafico acchiappa». Così è scattata la fase dello studio («perché non tutti i cartoni animati hanno le caratteristiche per essere riportati sui libri»), del piano editoriale e della proposta alla società che ne gestisce i diritti. Fino alla primavera del 2011, quando in concomitanza con la messa in onda del cartone animato su Rai Yo Yo, è stato pubblicato il primo libricino, La fatina dei dentini (le storie sono tutte originali e scritte da Silvia). «Non c’era — ricorda — nessun dato sugli ascolti e non c’era nemmeno il digitale terrestre in tutta Italia, i libri sono stati fatti qui quando in Toscana non ancora era avvenuto lo switch off. Al mio capo ho detto: secondo me, che abbia o no successo in tv, Peppa Pig regge nella resa editoriale. Perché il disegno è molto forte, è in 2 D nell’era del 3 D e poi la struttura narrativa mi ha convinto fin dall’inizio. Il linguaggio molto accurato, ben calibrato, l’alternanza tra la voce narrante e i dialoghi».
Tutti elementi che hanno portato al boom nel giro di pochissimi mesi. Tanto che Peppa Pig in Italia — oltre che croce e delizia di milioni di genitori — è diventato un fenomeno di massa, con il mercato dei gadget e dell’abbigliamento scatenato e i cinema (il debutto del film è previsto per questo week end) e i teatri già pronti all’invasione di famiglie festanti. «I produttori inglesi — spiega — sono molto stupiti da quello che succede qui da noi, nel Regno Unito c’è stata una cosa simile anni fa, ma non così forte. Li ho incontrati a settembre a Bologna e quando gli ho detto che non solo le nuove storie ma anche la Fatina dei dentini, la prima, è ancora nelle classifiche di vendita, mi hanno chiesto: ma sono i libri a trascinare il cartone o il cartone i libri? Di solito si dà per scontato che sia la tv a fare da traino».
Ma qual è la chiave del successo di questa buffa maialina, del fratellino George con il suo dinosauro giocattolo, della madre telelavoratrice, del babbo un po’ imbranato ma affettuoso e della lunga serie di amici (da Danny cane a Susy pecora, fino alla maestra rock impersonificata da una gazzella)? «Innanzitutto — risponde Madame Peppa — è assolutamente attuale e ha l’atmosfera rassicurante del classico mondo pre-scolare con tanto di lieto fine a ogni puntata. Tutti i riferimenti poi sono a situazioni che i bambini vivono ogni giorno». Una realtà talmente moderna che — a parte quelle dei soliti animalisti in cerca di visibilità mondiale — in Inghilterra si è tirata addosso le critiche di alcuni commentatori infastiditi per «l’eccessivo femminismo» della serie tv, per lo «spinto multiculturalismo» che propone e per il «rabbioso marxismo-leninismo» della maialina rosa. «È — continua — un cartone politicamente corretto ma non esageratamente, non è stucchevole. Peppa è quello che i bambini vedono, anche in loro stessi. È egocentrica come sono loro, un po’ prepotente, salta nelle pozzanghere di fango, fa i capricci, riprende il papà quando fa le stupidaggini, però alla fine ridono tutti insieme. Il modello è quello della società contemporanea, con la madre che lavora al computer e fa acquisti su Internet, il babbo che cucina ed è lontano anni luce dall’uomo macho proposto in passato. È quello che i piccoli vivono anche nelle loro classi, con compagni di nazionalità diverse. Forse per loro è molto più difficile capire un cartone della mia infanzia come Heidi, la ragazzina che vive nelle valli svizzere. I bambini vedono questo, poi le sfumature politiche sono roba da adulti».
La scoperta del cartoon prodotto da Phil Davies ha comunque cambiato la vita a Silvia e alla sua casa editrice, non solo per le pressioni sul lavoro («a Natale da noi c’è stata una vera e propria emergenza Peppa»): «Per fortuna — ironizza — me la sono scelta da sola, perché altrimenti ora la odierei. Però finché mi ci diverto va bene e mi ci diverto ancora. Anche se poi passo molto tempo a capire come rendere su carta, in modo semplice ed efficace, i passaggi, le battute, le storie. Certo, il rischio che cominci a diventare pesante c’è, spesso mi definisco la sua schiava, ma almeno sono una schiava che ride tanto». E a questo punto un bel salto nelle pozzanghere di fango ci starebbe proprio bene.
Antonio Montanaro
Perché in tutte queste analisi sul successo di Peppa Pig nessuno dice che Rai YoYo lo trasmette a ripetizione tutto il giorno? Praticamente un blocco di un’ora di puntate (ognuna di 5 minuti) ogni tre o quattro ore? Nel giro di due o tre giorni si possono vedere tutte le puntate mai prodotte. Lo sappiamo come piacciono le ripetizioni ai bambini. Che chiaramente si affezionano, ripetono a memoria eccetera… Il prodotto Peppa Pig è di certo ben fatto ma il vero segreto secondo me è la reiterazione (e lo sfinimento dei genitori…) ! Marco
In un paese dove la meritocrazia non trova spazio speriamo che questa ragazza abbia fortuna.
Sara