Quando un concerto riesce te ne acccorgi dalla fine. Dalla voglia del pubblico di applaudirti ancora, nonostante le luci si siano accese e lì sul palco i tecnici non aspettano che un segnale per smontare tutto e ripartire. Certo, “Due destini” – con cui Federico Zampaglione (Tiromancino) ha chiuso lo spettacolo di martedì sera al Puccini – è una di quelle canzoni che entra di default nei lettori mp3 degli adolescenti come dei cinquantenni. Troppo facile creare entusiasmo con un finale così. E’ come Toto Cutugno quando canta “L’Italiano” a Little Italy. Invece no.
Le due ore e un quarto di (buona) musica – accompagnata dai video di Dario Albertini proiettati su un oblò che ricorda, in piccolo, quello di Pink Floyd del Momentary lapse of reasons tour – passano che è un piacere. Tra i pezzi del nuovo lavoro uscito a fine 2010 (“L’essenziale”), vecchi successi (“Imparare dal vento”;”Per me è importante”) che il pubblico canta a memoria e omaggi a Eric Clapton (“Running on Faith”) e Elton John (“Rocket man”). Zampaglione cambia chitarra in continuazione, e si esalta con assoli stile rock italiano anni Settanta. Insomma ritmo e parole d’amore (anche per l’amico che si è perso in “Vite di ordinaria follia”), riescono a creare la giusta atmosfera per una serata di sano e puro pop italiano. E chi l’ha detto che per risvegliare le emozioni bisogna per forza aspettare un professore a San Remo?
P.s. Questo è il primo concerto al quale ha assistito (dal pancione della mamma) il nostro fagiolino… La foto è di Sara